rimedi naturali per curare la Colite ulcerosa
Terapie Naturali
Quali alimenti sono vietati e quali consigliati?Terapia naturale , alimentazione ,consigli in medicina naturale e rimedi naturali per curare la Colite ulcerosa
TERAPIA NATURALE complementare alle terapie farmacologiche per la colite ulcerosa
Cause , sintomi , esami per la diagnosi , farmaci e terapia naturale .
Un’infiammazione cronica dell’intestino che provoca, tipicamente nel retto e sigma, la formazione di ulcere delle fasce parietali più interne. Si registrano rari casi in cui la patologia interessa l’intestino tenue.
La colite ulcerosa è un'infiammazione dell'intestino che interessa gli strati superficiali della mucosa intestinale, origina sempre dalla zona rettale e può successivamente estendersi al colon. In questo la colite ulcerosa differisce dal morbo di Crohn, che invece può estendersi a tutto l'intestino. Negli stadi iniziali della malattia la mucosa intestinale appare arrossata e facilmente sanguinante, mentre in quelli più gravi si possono osservare ulcere vere e proprie, anche di ragguardevoli dimensioni e diffusione. Quando la colite ulcerosa raggiunge livelli critici si può verificare perdita della funzione neuromuscolare fino ad arrivare alla gangrena e alla dilatazione dell'intestino. Se non evidenziata in tempo, la colite ulcerosa, al pari della morbo di Crohn, può degenerare e portare alla displasia dell'epitelio e, nei casi più severi, a stati tumorali.
Le cause:
Le origini del disturbo non sono accertate, anche se si ipotizza che, come il morbo di Crohn, abbia origine da una forte reazione autoimmune dell’intestino. L’ereditarietà è un fattore di rischio.
La colite ulcerosa è una patologia molto diffusa la cui patogenesi non è stata a tutt'oggi ancora pienamente accertata. In ogni caso, non sembra vincolata all'estrazione geografica e sociale dei pazienti. Gli studi più recenti hanno evidenziato alcuni fattori di rischio quali l'età (il picco è fra i 20 e i 40 anni), la razza (quella bianca è maggiormente colpita), l'alimentazione troppo ricca di grassi e troppo povera di fibre. Infine, i casi di colite ulcerosa sono leggermente più numerosi fra le donne che fra gli uomini. Lo stress, invece, è considerato solo un fattore in grado di acuire lo stato della colite ulcerosa, dopo che questa si è però già manifestata. Per quanto riguarda le cause scatenanti, le teorie scientifiche più accreditate indicano che la colite ulcerosa potrebbe essere la conseguenza di un'alterazione del sistema immunitario causata da allergeni di origine batterica, alimentare o autogena. Altri teorizzano in un batterio o in un virus la causa scatenante della colite ulcerosa, che provocherebbe nell'organismo una risposta infiammatoria esagerata in grado di alterare il normale metabolismo delle cellule della mucosa intestinale.
Come si manifesta: quali sono i sintomi della colite ulcerosa ?
Attacchi improvvisi con crampi all’addome, febbre e diarrea sanguinolenta sono i sintomi principali, che si manifestano intorno ai 30 anni d’età. In seguito compaiono riacutizzazioni di durata variabile (giorni o settimane) con lievi crampi addominali e urgente necessità di evacuare. Nelle forme gravi, le feci sono acquose, con sangue e muco, e sono presenti febbre, anemia, inappetenza, diminuzione della forza muscolare, squilibri elettrolitici, calo proteico, tachicardia.
La colite ulcerosa è caratterizzata dall'alternanza di fasi di benessere con periodi di riacutizzazione. I sintomi della colite ulcerosa sono simili a quelli di altre malattie infiammatorie intestinali. La cronicità della patologia non esclude che i pazienti possano godere di periodi anche prolungati di benessere, ma sicuramente va considerato che la fase acuta di infiammazione può ricomparire periodicamente facendo sospettare che, anche quando il paziente sta bene, un certo grado di infiammazione permanga.
Il quadro clinico può essere molto variabile nel tipo e nel grado d'intensità dei sintomi. Fra questi, i più comuni sono:
diarrea ricorrente più o meno abbondante con o senza sanguinamento;
emissione di muco rettale;
diarrea spesso accompagnata da dolori addominali anche forti (che possono essere scambiati per attacchi di appendicite);
comparsa, in alcuni casi, di febbre e dimagrimento, quest'ultimo causato dalla diminuzione di appetito o da malassorbimento (possono verificarsi cali anche di 10-15 kg nel giro di poco tempo).
Spesso i pazienti affetti da colite ulcerosa manifestano sanguinamento del retto e uno stimolo frequente all'evacuazione.
quali esami ed analisi bisogna fare ?
L’accertamento è compiuto attraverso esami endoscopici o radiologici (clisma opaco a doppio contrasto). Si può intervenire con una sigmoidoscopia, che esamina lo stato di sigma e retto, o colonscopia, che rileva la diffusione del disturbo-
La diagnosi di colite ulcerosa può essere fatta con metodi invasisi e non invasivi. Tra i metodi non invasivi la determinazione della concentrazione della calprotectina nelle feci rappresenta il metodo più affidabile. I soggetti affetti da colite ulcerosa hanno normalmente valori di calprotectina più elevati rispetto ai soggetti sani.
I soggetti in remissione normalmente esibiscono valori decrescenti a seconda dell'entità dell'infiammazione e dell'efficacia della terapia.
Trattandosi di un marker non invasivo, la calprotectina può essere utilizzata anche nel follow up e nel monitoraggio della terapia farmacologica dei pazienti affetti da colite ulcerosa. Pertanto, la calprotectina è di grande utilità per la diagnosi differenziale tra malattia organica e funzionale nei soggetti con sospetto di malattie infiammatorie croniche intestinali (IBD).
TERAPIA NATURALE complementare alle terapie farmacologiche per la colite ulcerosa
le cure per la Colite Ulcerosa .
Oggi possiamo dire che la malattia viene curata in modo preciso, sicuro e affidabile: l'esperienza accumulata in questi anni, grazie anche a continui scambi di informazioni e di risultati ottenuti con questo o quel farmaco, tra esperti di tutto il mondo, ha fatto sì che siano stati messi a punto protocolli farmacologici validi nelle varie forme della malattia. Si sono evitate così le gravi insidie degli attacchi acuti, che nel passato potevano anche essere mortali. Si sono anche stabiliti criteri utili alla decisione di eseguire un eventuale trattamento chirurgico. Per quanto riguarda strettamente la prevenzione, dobbiamo distinguere tra prevenzione della fase acuta e prevenzione delle recidive.
come si cura la fase acuta?
Nel caso che la malattia esordisca con un attacco severo, vale a dire con più di sei scariche giornaliere feci muco-sanguinolente e disturbi generali, occorre sempre il ricovero in ospedale. Qui gli specialisti sottopongono il malato ad un trattamento intensivo, con alte dosi di cortisone, della durata di circa 7-10 giorni. Sono somministrati anche liquidi, plasma ed elettroliti, nonché sostanze ad alto contenuto calorico.
In oltre la metà dei casi, dal 50 al 70 per cento, la risposta ottenuta è molto buona; viene così evitato l'intervento chirurgico e, soprattutto, il rischio di mortalità è stato del tutto azzerato. Tra le proposte farmacologiche di quest'ultimo periodo, per la fase acuta va segnalata la possibilità di usare anche farmaci immunosoppressori, come la ciclosporina, sempre per via endovenosa.
Come si curano gli attacchi lievi o moderati?
In queste forme le scariche non superano mai le 5-6 al giorno, la malattia è generalmente limitata al retto-sigma, estendendosi al massimo al colon di sinistra; qui rispetto al passato c'è stata una vera rivoluzione terapeutica che ha messo in secondo piano la somministrazione di cortisone per bocca e localmente. E così oggi si tende decisamente a privilegiare il trattamento locale, ovvero l'uso di farmaci somministrati per via rettale. Primi tra tutti i clismi, quindi le supposte, a cui si sono aggiunte proprio di recente preparazioni a base di schiuma.
Il principio attivo più frequentemente usato è il 5-ASA, ovvero la parte attiva della molecola salazopirina, che agisce localmente sulla mucosa del colon. Questo nuovo indirizzo di cura, che è nato proprio in Italia, offre oggi la possibilità di controllo degli attacchi, almeno nell'80-90 per cento dei malati; resta così una piccola percentuale di pazienti, non oltre il 15 per cento, che ha ancora bisogno di cortisone per via sistemica. Va aggiunto però che un piccolo gruppo di pazienti, quelli con colite distale refrattaria, può non rispondere a questa terapia "standard". In questi casi si opta per la somministrazione contemporanea di cortisone e 5-ASA o di immnunosoppressori o per l'impiego protratto nel tempo di 5-ASA.